Nonostante i recenti scandali (vedi Roma “mafiosa”), nonostante il crollo della credibilità del governo Renzi, nessuna voce – almeno in questo momento – si alza per invocare nuove elezioni nazionali: lo spettro degli italiani alle urne non preoccupa più di tanto i politici, così come non alzano grida di allarme per una crisi economica che si aggrava sempre maggiormente.
Paradossalmente – ma questa è solo una “opinione” – nessun politico teme eventuali e possibili elezioni visto l’ultimo test Emilia-Calabria dove ha vinto inesorabilmente l’assenteismo: l’assenteismo fa comodo a tutti? Certamente. Ma, come detto, questa è solo una “opinione”.
Gli apparati dei gruppi politici, che ormai oseremmo “non” definire “partiti”, sono ben organizzati da una capo all’altro dell’Italia: ovviamente c’è chi può contare su un maggior numero di militanti, di attivisti, di simpatizzanti, e chi meno. E quanto “conti” questo esercito lo si nota dalle percentuali che scaturiscano da una consultazione elettorale. Sta di fatto che la percentuale “minoritaria” dei votanti è costituita quasi nella sua interezza da chi è “impegnato” in questo o quell’altro gruppo politico.
Questo “fenomeno”, purtroppo, non sembra essere avvertito dalla collettività che è troppo stanca, avvilita, nauseata per tutto ciò che è costretta a subire e ad osservare ogni giorno: purtroppo la collettività, nella sua maggioranza, reagisce e manifesta il suo sdegno rifiutando di esprimere il suo voto a favore di questo o quell’altro “gruppo” politico perché li mette tutti su uno stesso piano. La collettività non riesce più a distinguere Destra o Sinistra, e nella migliore delle ipotesi e comunque in numero scarnificato, si affida al primo o ultimo arrivato che si mostra contrario al “sistema”, finendo poi con il cadere dalla padella nella brace. L’esempio “Grillo” è una vistosa dimostrazione di come possa finire una fiducia mal riposta.
In queste condizioni, in una pericolosa indifferenza della gente, cosa può preservare il futuro immediato? E’ una incognita la fluidità dei “mutamenti” improvvisi e non previsti, con accadimenti che ribaltano le situazioni da un giorno all’altro.
Fuori dal coro, e anche “dentro” il coro non si alza alcuna voce per indicare un percorso chiaro e trasparente, un percorso che sia quantomeno “razionale” per superare questo presente. Eppure, siamo tutti (politici e collettività) su una stessa barca, alla deriva, senza un “capitano” che sappia reggere il timone in un mare che di certo non è calmo.
Politici e governanti – è sempre una nostra opinione – sono consapevoli che il crollo è in progressione: a livello individuale e complessivo sanno che il gigante Italia ha i piedi d’argilla, e può cadere a pezzi alla spallata più violenta. Cercano di superare l’affanno dell’oggi, non del “presente”: alle declamazioni non seguono i fatti e le parole e gli intendimenti si consumarsi in tentativi strumentali per rimanere a galla.
In questa baraonda viene in mente il titolo di un film di Joel ed Ethan Coen, “Fratello, dove sei?…